La grande sera

Giuseppe Pontiggia

Un pomeriggio di giugno, in una metropoli, un professionista sparisce senza lasciare tracce, gettando nell’angoscia le persone legate a lui da vincoli famigliari o clandestini, da rapporti di lavoro o da complicità sotterranee. Coinvolte, in modi e tempi diversi, in una drammatica ricerca, queste persone vengono seguite nei loro percorsi retrospettivi e attuali, nei loro incontri, nei cambiamenti che il vuoto della scomparsa introduce nella loro vita. E la varietà e la ricchezza delle loro reazioni vitali costituirà il finale della vicenda, ramificato nelle molteplici esistenze che ne sono modificate.
Non si tratta del ritratto dell’uomo che ha deciso di scomparire per iniziare altrove una nuova vita, anche se ce ne vengono offerti balenanti scorci: ma è la storia di quelli che restano, che devono ripensare il loro futuro e il loro passato alla luce di un evento sconvolgente. Una satira penetrante inoltre attraversa il libro, espressa da personaggi che incarnano le tendenze e i sintomi della società, le sue mode e le sue eccentricità: maestri di psicanalisi selvaggia e critici cinematografici al tramonto, riti della iniziazione visti attraverso l’occhio di una poetessa e investigatoti privati che elaborano una visione zoologica delle relazioni tra uomini, ritratti di mentitori sinceri, rapporti complessi e discreti tra un finanziere e l’aldilà e tra la sessualità e il denaro. La grande sera è anche l’allegoria di una attualità fatta di presenze estranee e di assenze dolorose, di pieni illusori e vuoti reali: un pathos lucido, malinconico, amaro.