Le menzogne della notte

Gesualdo Bufalino

Il romanzo è ambientato «in un’isola penitenziaria, probabilmente mediterranea e borbonica» (come scrive lo stesso Bufalino nelle Notizie in merito), in un non precisato anno dell’Ottocento. Il numero limitato di personaggi (quattro condannati a morte, più il governatore del carcere ed alcune “comparse”), l’unità di tempo e di luogo (una notte, una cella) danno al romanzo un carattere spiccatamente teatrale. La lingua di Bufalino ha una lieve patina arcaizzante, in linea con l’ambientazione ottocentesca del romanzo. Diversi elementi del romanzo fanno pensare a un letteratissimo divertissement, una parodia di alcuni moduli tipici della narrativa ottocentesca: il narratore “ingombrante” del primo capitolo, le trovate da romanzo d’appendice disseminate nei racconti dei personaggi (i tòpoi del duello, del ballo in maschera, del trovatello sulle tracce dei genitori). Il romanzo ha la classica struttura delle narrazioni “a cornice”: i quattro condannati a morte trascorrono la notte prima dell’esecuzione raccontando una storia ciascuno. Non raccontano però storie d’invenzione (almeno apparentemente), ma episodi significativi della loro vita. Tuttavia, la finzione s’insinua mano a mano nelle loro parole: l’ultimo personaggio a parlare, il Poeta, riconoscerà esplicitamente di aver mentito e – nella conclusione – il governatore smaschererà anche gli altri. La messa in discussione del confine tra verità e invenzione letteraria non è fine a sé stessa: la posta in gioco è nientemeno che la vita dei personaggi.