La miglior vita

Fulvio Tomizza

Il romanzo tratta la difficile scelta del protagonista, il sagrestano, Martin Crusich, riguardo al proprio avvenire, di fronte al bivio imposto da due guerre mondiali e dalla ridefinizione dei nuovi confini, geografici e culturali. Più che un personaggio esemplare, positivo o negativo, diventa figura emblematica. Egli segue quotidianamente lo svolgersi della vita della parrocchia che, in una società arcaica e contadina come quella istriana dell’interno, costituisce il centro propulsore di tutta l’attività della zona. E la segue umilmente; tuttavia, i fatti minuti di tutti i giorni e i grandi sconvolgenti avvenimenti storici di cui è osservatore e cronista lungo tutto l’arco della sua esistenza, dagli inizi del secolo, maturano in lui la coscienza di essere anche partecipe e più ancora mediatore tra la mentalità “superiore” dei vari parroci spesso intolleranti, che si susseguono nella canonica, e la concretezza irriducibile della sua gente. Grazie a questa presa di coscienza, che ha anche valore politico e sociale, può ergersi a testimone della storia e diventare “cantore” dell’epica popolare della sua “parrocchia”, sorta per volere di Venezia nel Seicento e ora rassegnata a perdere del tutto la propria identità. Una storia italiana di frontiera, ma anche un romanzo sulla vita di un paese dell’Istria, Radovani, di una piccola comunità la cui cronaca, fatta di lavoro e umiltà, viene scandita solo dalle registrazioni parrocchiali.