Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna nel 1922. Il padre Carlo Alberto, militare di carriera, costringe la famiglia a numerosi trasferimenti in città di provincia dell’Italia settentrionale sino a quando nel 1937 ritorna a Bologna, dove Pier Paolo si iscrive al liceo Galvani. All’età di diciassette anni inizia a frequentare i corsi alla facoltà di Lettere dell’università cittadina appassionandosi alla filologia romanza e all’estetica delle arti figurative, sotto la guida di Roberto Longhi. Sfollato con la famiglia a Casarsa in Friuli, paese natale della madre, si appassiona al dialetto locale e in quella lingua compone la sua prima raccolta di versi Poesie a Casarsa (1942). Nello stesso anno diventa redattore capo della rivista bolognese «Il Setaccio». Pochi giorni prima dell’8 settembre è chiamato alle armi, ma col caos seguito all’armistizio torna avventurosamente a Casarsa.

Qui, con l’aiuto della madre, organizza una scuola privata e fonda l’Academiuta di lenga furlana, sotto le cui insegne pubblica nel 1946 I Diarii e I Pianti, due brevi raccolte poetiche italiane. Nel frattempo si laurea discutendo una tesi sulla poetica pascoliana con G. Calcaterra. Ottiene il primo incarico d’insegnamento alla scuola media di Valvasone (Pordenone) nel 1947 e due anni dopo cura il volume Dov’è la mia patria, l’ultimo con la sigla editoriale dell’Academiuta. Accusato di corruzione di minori, perde il posto da insegnante ed è radiato dal PCI (era iscritto dal 1947); nel 1950 decide quindi di trasferirsi con la madre a Roma. Riottenuto l’insegnamento in una scuola di Ciampino, pubblica nel 1952 l’Antologia della poesia dialettale del Novecento, il volume di versi friulani Tal còur di un frut e ottiene un contratto con l’editore Guanda per un’altra antologia dedicata alla poesia popolare, che uscirà nel 1955 col titolo Canzoniere italiano. Nel 1954 si avvicina al cinema collaborando con l’amico Bassani alla sceneggiatura de La donna del fiume di Soldati ed escono La meglio gioventù (Premio Carducci) e Dal Diario (1945-1947). Il 1955 è invece l’anno di Ragazzi di vita, accolto benevolmente da Contini, ma bocciato sia al Premio Strega sia al Premio Viareggio, seguito dalle Ceneri di Gramsci (1957) e Una vita violenta (1959). Con gli amici bolognesi F. Leonetti e R. Roversi, fonda la rivista «Officina ». Gli anni Sessanta sono segnati dai viaggi compiuti in compagnia di Moravia ed Elsa Morante dall’India all’Africa, dei quali resta traccia negli articoli scritti per «Il Giorno» e successivamente raccolti nel volume L’odore dell’India (1962). Escono intanto i saggi sul cinema Passione e ideologia (1960) e le raccolte poetiche La religione del mio tempo (1961), Il sogno di una cosa (1962) e Poesia in forma di rosa (1964). All’esordio cinematografico con la regia di Accattone (1961) seguono, fra gli altri, i successi di Mamma Roma (1962), Il vangelo secondo Matteo (1964), Uccellacci e uccellini (1966), Edipo re (1967), Teorema (1968), Il Decameron (1971), Salò o le centoventi giornate di Sodoma (1975). Dal 1966 dirige insieme a Moravia e Carocci «Nuovi Argomenti» e dedica un numero monografico al dibattito sulle nuove forme della rappresentazione teatrale (Manifesto per un nuovo teatro, 1968). Ritorna quindi alla poesia con Il P.C.I. ai giovani! (1968), Transumanar e organizzar (1971) e La nuova gioventù (1975). Delle sue numerose collaborazioni giornalistiche vanno ricordate la rubrica di risposte ai lettori Il caos su «Il Tempo» (1968-70) e gli interventi polemici sul «Corriere della Sera», apparsi in volume negli Scritti corsari (1975). L’ultima opera pubblicata in vita è la sceneggiatura Il padre selvaggio (1975).

La notte tra il primo e il due novembre 1975 è ucciso all’Idroscalo di Ostia in circostanze mai del tutto chiarite.

Fra i molti scritti pubblicati postumi, vanno ricordati i racconti Amado mio (1982) e Atti impuri (1982). Walter Siti ha curato la pubblicazione dei sette volumi dell’opera completa nei «Meridiani» Mondadori (1998-2003).