Vasco Pratolini nasce nel 1913 nel quartiere fiorentino di San Frediano. Di umili origini e rimasto presto orfano di madre, esercita da giovane i più disparati mestieri, tra i quali quello di tipografo, e si forma da autodidatta una vasta cultura. È impiegato presso la direzione generale delle Belle Arti durante il fascismo, e poi docente di storia dell’arte negli istituti superiori fino al 1952. Entra presto in contatto con l’ambiente di artisti e scrittori che frequentano la casa del pittore Ottone Rosai. Collabora alla rivista «Il Bargello» con Romano Bilenchi ed Elio Vittorini scrivendo di politica e di letteratura, e nel 1938-39, con Alfonso Gatto, è redattore della rivista «Campo di Marte», avvicinandosi intanto progressivamente all’ermetismo con la collaborazione a «Letteratura». Durante la Seconda guerra mondiale partecipa alla Resistenza con il nome di battaglia di Rodolfo Casati. Si stabilisce a Roma dal 1951.

Dopo le prime esperienze narrative con Il tappeto verde (1941, prose autobiografiche), Via de’ magazzini (1941, altre prose autobiografiche), Le amiche (1943, racconti), nel 1944 esce Il Quartiere, ampio romanzo corale nel quale emergono in modo evidente i temi della presa di coscienza politica del sottoproletariato urbano che ritorneranno negli scritti successivi.

Degli anni seguenti sono le prove narrative più note: i romanzi Cronaca familiare (1947), Cronache di poveri amanti (1947), Un eroe del nostro tempo (1949), Le ragazze di San Frediano (1949), e ancora i racconti di Mestiere di vagabondo (1947). Negli stessi anni Pratolini accosta all’opera di narratore quella di sceneggiatore e soggettista cinematografico (collaborando tra gli altri con i registi Visconti, Rossellini, Bolognini, Zeffirelli, Emmer, Zurlini) e di autore di testi teatrali, con opere come La domenica della povera gente (1952) e Lungo viaggio di Natale (1954). Il mio cuore a Ponte Milvio (1954) raccoglie svariate prose d’occasione, tra le quali spicca il Diario di Villarosa. Del 1955 è Metello, vincitore del premio Viareggio, primo romanzo di una trilogia intitolata Una storia italiana che comprende anche Lo scialo (1960) e Allegoria e derisione (1966) e che, ambientata nel microcosmo dell’ambiente fiorentino, tra personaggi emblematici del proletariato e della borghesia cittadina, si propone di raffigurare cento anni di storia sociale e morale italiana. Nel 1956 esce Diario sentimentale, una selezione antologica delle prime opere pratoliniane.

Ancora un romanzo di ambientazione fiorentina è La costanza della ragione (1963), mentre La mia città ha trent’anni (1967) offre una raccolta di poesie, e Il mannello di Natascia (1985, premio Viareggio) presenta una scelta di «cronache in versi e in prosa» degli anni 1930-1980.

Muore a Roma nel 1991.

Tra le molte edizioni dei romanzi di Pratolini si segnalano i due volumi dei «Meridiani» Mondadori a cura di F. P. Memmo (vol. I, 1993; vol. II, 1995).